Da quando la Miteni di Trissino (VI) ha cessato l’attività industriale, è aumentata la produzione di sostanze perfluoralchiliche presso la Solvay di Spinetta di Marengo, in provincia di Alessandria, e i timori che anche in questa località possa perpetrarsi una contaminazione della falda delle acque potabili .
Spinetta di Marengo dista soltanto una settantina di chilometri da Milano.
Per molti questa distanza potrebbe non significare molto, ma se pensiamo che le acque sono sempre in movimento e che in Veneto circa il 20% del territorio è già contaminato, è normale preoccuparsi e cercare di capire quali rischi corrono i 7’400’000 abitanti dell’hinterland milanese, anche alla luce del fatto che Arpa Lombardia ha già effettuato dei rilevamenti nei torrenti, nei fiumi e nelle rogge intorno al capoluogo lombardo trovando tracce di C6O4 abbastanza consistenti nel torrente Terrò, nei pressi di Mariano Comense.
Il C6O4 è il nome commerciale di una sostanza chimica perflouroalchilica di nuova generazione, nata proprio a Spinetta di Marengo nel 2012.
L’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche cataloga il C6O4 come una sostanza corrosiva e tossica per ingestione. Tracce di PFAS sono già presenti in tutte le acque della nostra regione probabilmente perché questi prodotti vengono utilizzati estensivamente in ogni ambito della produzione industriale, dai cosmetici ai pesticidi, mentre in zone d’Italia meno industrializzate i Pfas sono meno presenti.
Nella nostra trasmissione di mercoledì 2 febbraio, saremo in diretta dalle ore 18 con il dott. Andrea di Nisio e il giornalista Marco Milioni per capire cosa sono i Pfas e quali conseguenze hanno sulla salute dei cittadini. Cercheremo anche di capire se i Pfas abbassano le difese immunitarie e riducono la risposta ai vaccini.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2017 h condotto degli studi epidemiologici che hanno trovato un’associazione proprio tra l’esposizione umana a PFOA e PFOS, con diverse patologie. Dall’aumento del colesterolo a quello degli enzimi epatici, alla riduzione della risposta ai vaccini, fino al preoccupante abbassamento del sistema immunitario, già nei bambini. Pfas e Pfoa sono stati individuati come interferenti endocrini che causano disturbi alla tiroide e ipertensione in gravidanza. Gli studi dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), inoltre, hanno confermato un’associazione positiva con i tumori dei testicoli e dei reni, classificando il PFOA come possibilmente cancerogeno per l’uomo, nel Gruppo 2B.
Nonostante queste scoperte, ci sembra alquanto sconveniente che la Regione Piemonte abbia dei limiti di tolleranza per queste sostanze nocive di ben 5 volte più alti che in Regione Veneto. A questo proposito, L’ONU ha chiesto recentemente all’Italia di adottare dei limiti nazionali, prima che l’avvelenamento da PFAS si estenda a tutto il territorio nazionale. È questo l’invito di Marcos A. Orellana, l’esperto di diritto ambientale che con tre collaboratori nel dicembre 2021 ha ispezionato la zona dei veleni per conto dell’Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite (Ohchr). Il relatore speciale Onu ha parlato a Roma alla fine di una visita che l’ha portato, oltre che nelle province contaminate del Veneto, anche nella Terra dei fuochi campana e a Taranto. Il rapporto con le informazioni raccolte in questi giorni verrà presentato alla 51esima sessione del Consiglio dei diritti umani nel settembre 2022. Ne usciranno altre raccomandazioni sui Pfas, proprio a partire dal caso italiano.
Il funzionario ha ricordato inoltre che il problema della contaminazione da Pfas non riguarda solo Miteni e non è limitata al Veneto, ma a tutte le aziende che usano queste sostanze chimiche nei loro processi produttivi scaricando acqua contaminate. Desta particolare preoccupazione la produzione di Pfas di nuova generazione da parte della Solvay di Spinetta Marengo, che potrebbe portare a un disastro ambientale simile a quello Veneto. Sono queste le ragioni per cui è stato chiesto all’Italia di ratificare la Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti e di agire per risolvere il problema alla radice.
Attualmente non esistono informazioni su una soglia sicura per gli Pfas, e secondo il principio di prevenzione l’Unione europea e l’Italia dovrebbero restringere il loro uso a quando è strettamente necessario. Se l’Ue sta muovendo i primissimi passi su una discussione di questo tipo, per Orellana, l’Italia può già lavorare a livello nazionale per proteggere la propria popolazione imponendo dei limiti agli scarichi. Nel caso Pfas, come negli altri esempi di inquinamento industriale, la delegazione ha raccomandato alle autorità di garantire che “le industrie utilizzino tecnologie e metodi di produzione che non danneggino la salute dei residenti”.
Nuovi studi epidemiologici, come rimarcano gli esperti dell’ IFC-Cnr di Pisa, inoltre, hanno evidenziato che le interazioni tra vitamina D e esposizione a sostanze perfluoalchiliche, potrebbero favorire lo sviluppo dell’osteoporosi, già in soggetti tra i 18 e i 21 anni.
Meccanismo pericoloso, secondo gli epidemiologi. Perché, oltre al suo noto contributo alla salute muscolo-scheletrica, un livello alterato di vitamina D è stato associato all’inizio e in progressione dello stato di cancerogenesi, a malattie cardiovascolari, alla diminuzione della funzione immunitaria e alla sterilità.
Intanto, la Commissione europea ha approvato una prima modifica alla Direttiva acque che porta il valore limite di 0,1 µg / L, per ogni singolo PFAS. Ma si procede ancora a tentoni nell’affrontare il maggior rischio chimico emergente degli ultimi anni. Come ha rivelato la stessa Agenzia Europea per l’Ambiente, non esiste ancora un monitoraggio dei PFAS completo nelle falde acquifere del continente europeo.
Ironia della sorte, è l’Italia ad aver operato una prima mappatura, anche se incompleta, a causa del gravissimo inquinamento causato dalla Miteni di Trissino, in Veneto. L’attività industriale ha inquinato sia le acque superficiali sia sotterranee, nonché l’acqua potabile per oltre 350 mila cittadini. Il monitoraggio condotto dalle autorità della regione Veneto, ha rilevato la presenza di PFOS tra il 63 e 100% dei siti campionati e PFOA nel 100% dei siti. E il primo studio epidemiologico condotto dall’ISS nel 2016, ha rivelato nei residenti nei 21 comuni più contaminati, una concentrazione media di PFOA nel sangue, oltre otto volte superiore a quella rinvenuta nelle persone residenti fuori dall’area.
Risale a pochi giorni fa, il rapporto dei carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Treviso che allunga l’ombra di un nuovo sospetto non solo sulla Miteni di Trissino, al centro del colossale inquinamento delle falde del Veneto, ma anche sui mancati controlli di Arpav, l’Agenzia della Regione Veneto per l’ambiente. Consegnato due mesi fa alla Procura di Vicenza, il documento contiene rivelazioni sul trattamento del GenX, una sostanza appartenente al gruppo dei Pfas di ultima generazione, e sul fatto che l’azienda avesse in qualche modo saputo dell’interessamento dei pubblici ufficiali alla sostanza. I fatti si riferiscono al 2018, quando già erano noto a tutti che lo stabilimento era la causa di un disastro ambientale senza precedenti, quando la magistratura già stava indagando e si stimava che una popolazione di 350mila veneti – nelle province di Vicenza, Padova e Verona – fosse vittime dell’acqua contaminata dalle sostanze perfluoroalchiliche. La notizia trapela dopo la pubblicazione di una severa relazione della Commissione parlamentare Ecomafie sulla diffusione dei Pfas in Veneto e in Piemonte, e nei giorni dalla ripresa del processo in corso a Vicenza contro i manager dell’azienda.
Come accade per la fabbricazione di molte fibre artificiali derivate da materiali di sintesi, anche durante la produzione di sostanze perfluoroalcaliche (PFAS) si mettono in circolazione nell’ambiente sostanze inquinanti che danneggiano prima di tutto la salute degli operai delle industrie chimiche, poi i cittadini che vivono intorno a queste industrie. Quando però la contaminazione da sostanze nocive assume dimensioni catastrofiche, come è successo nella città di Vicenza e nei territori della sua provincia e nelle province di Verona e Padova, dove il grande bacino delle acque potabili presenta una forte presenza di prodotti chimici cancerogeni che causano anche altre malattie e malformazioni nei bambini, il problema non è più controllabile, né risolvibile. Per evitare conseguenze gravi per la salute umana bisogna agire preventivamente e rendere tutta la popolazione consapevole dei rischi che si corrono producendo e utilizzando sostanze che una volta introdotte nell’organismo umano nn possono più essere eliminate.
Mercoledì 2 febbraio 2022 alle ore 18 su Radio Atlanta Milano parleremo di un argomento molto importante e delicato.
Insieme a Tony Graffio ci saranno il dott. ANDREA DI NISIO, Biologo presso l’Università di Padova con Dottorato in Biologia Evoluzionistica. Di Nisio dal 2014 è entrato a far parte dell’equipe del prof. Carlo Foresta occupandosi di ricerca nell’ambito dei meccanismi di infertilità maschile e patologie endocrine. Dal 2017 ha iniziato a studiare gli effetti dell’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) sulla salute riproduttiva nell’uomo, approfondendo in particolare gli aspetti molecolari e i meccanismi di interferenza endocrina. Nel 2021 è stato chiamato come consulente dalla commissione parlamentare ecomafie in merito agli aspetti sanitari associati all’inquinamento da PFAS. È autore di diverse pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali di settore.
Sarà con noi anche MARCO MILIONE giornalista pubblicista dal 2002. Ha collaborato con Il Gazzettino, con Radio Rtl Venezia ed Rtl 102,5; con Alganews.it, Globalist.it, Il Fatto quotidiano, Canale 68 Veneto, Vicenzapiu.com, Vvox.it e Il Domani. Tra i suoi principali ambiti professionali c’è il giornalismo d’inchiesta per tematiche che riguardano l’ambiente, le infrastrutture, il crimine organizzato, l’economia, la politica, la cronaca amministrativa e il reportage.
Fonti: La Via Libera; Alessandria Oggi; Lega Ambiente Veneto; Valori.it; Langheroeromonferrato.net; Il Fatto Quotidiano