Lunedì 17 febbraio 1992 l’ingegnere Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio, ricevette nel suo ufficio di via Marostica 8, a Milano, Luca Magni, un piccolo imprenditore di Monza che aveva con sé una busta contenente una tangente di 7 milioni di lire da consegnare al suo interlocutore come “ringraziamento” dell’appalto appena ricevuto.
In realtà, la tangente doveva essere di 14 milioni, il 10% della somma che avrebbe fatturato Luca Magni, ma quella cifra fu comunque sufficiente ad incastrare Mario Chiesa che era già stato denunciato dall’imprenditore, stanco di pagare, al procuratore della Repubblica Antonio Di Pietro.
La trappola venne preparata con cura, Chiesa non sospettò nulla fino a che non venne bloccato da un gruppetto di investigatori in borghese, appena Magni uscì dall’ufficio, verso le 17,40. Mario Chiesa provò a giustificare il possesso dei 7 milioni, ma senza riuscirci, allora, forse fingendo un malore, chiese di poter andare al bagno, dove provò a sbarazzarsi di una tangente ancora più cospicua, gettando 37 milioni di lire in contanti nella tazza del gabinetto.
Chiesa venne arrestato per concussione ed alle 22,16 di quel 17 febbraio di 30 anni fa l’agenzia Ansa diffuse la notizia in tutta Italia: è così che ebbe inizio una lunga stagione di inchieste a cui venne dato il nome di: “Mani Pulite”.
Mercoledì 16 febbraio 2022, alle ore 17,45 a RAM abbiamo parlato di Mani Pulite e Tangentopoli soprattutto dal punto di vista mediatico e di come televisioni, radio e giornali hanno vissuto e diffuso le notizie relative alle inchieste giudiziarie che hanno coinvolto i massimi esponenti politici della cosiddetta “Prima Repubblica”.
I nostri ospiti, che hanno vissuto quei giorni concitati nelle sale dei tribunali, negli studi televisivi e radiofonici, negli uffici dei quotidiani e nelle sale stampa, sono Maurizio Losa e Piero Colaprico; due giornalisti le cui considerazioni ci interessano molto, anche per comprendere cosa potrebbe accadere oggi nel mondo dell’informazione e della politica se uno scandalo del genere dovesse ripresentarsi.
C’è chi afferma che non è un caso se un evento del genere sia capitato solo 3 anni dopo la caduta del muro di Berlino. Sembrerebbe che gli alleati d’oltreoceano abbiano già coperto molti scandali nel corso degli anni, ma quando il ruolo geopolitico dell’Italia non fu più quello giocato durante la Guerra Fredda, l’Italia perse la sua importanza strategica, pertanto gli USA avrebbero lasciato il governo italiano al suo destino, anche alla luce della prova di forza esercitata da Bettino Craxi a Sigonella nel 1985, quando l’allora Primo Ministro si rifiutò di consegnare i dirottatori dell’Achille Lauro a Ronald Reagan.
Nel nostro speciale radiofonico ascolteremo un breve riassunto di quello che accadde a Milano e nel resto del Paese ma punteremo il focus della nostra attenzione sulle considerazioni (a freddo) dei due giornalisti, cercando di capire come nel 1992 i mass media presentarono ai lettori ed ai telespettatori l’inchiesta giudiziaria che ha sconvolto l’Italia. Tony Graffio
Ecco chi sono i nostri ospiti:
Maurizio Losa
Per 35 anni in Rai con una lunga carriera in varie testate, dalla Tgr Lombardia, al Tg1, al Tg3, a Raisport per far ritorno infine al Tg3, passando anche per Raiuno e Raitre.
Inviato speciale alla Tgr e successivamente al Tg1, poi CR al Tg3 e successivamente Vice Direttore a Raisport e infine al Tg3. Ha condotto i programmi “Unomattina” su Raiuno
nel 97-98 e “Mille&una Italia” su Raitre nel 1999.
Dal 92 al 97 ha seguito ininterrottamente e quotidianamente la vicenda di Tangentopoli per il Tg1, diventando di fatto il volto popolare che raccontava quanto stava accadendo
in tutte le edizioni del Telegiornale più popolare e più visto del panorama informativo nazionale.
Nel 1994 ha fatto parte degli “esperti” chiamati da Enzo Biagi nel suo programma ” Processo al Processo”.
In quegli anni ha realizzato molte interviste “esclusive” che hanno avuto ampi spazi nell’edizione delle ore 20 del Tg1: Sergio Cusani alla vigilia del Processo Enimont,
Carlo Sama sulla stessa vicenda, la Contessa Vacca Agusta durante la sua latitanza, il suo ex compagno Maurizio Raggio detenuto nel carcere di Cuernavaca in Messico.
Gli si riconosce il merito di aver inventato la diretta del Processo Enimont con l’unico imputato Sergio Cusani, dove sfilarono tutti i leader politici della Prima Repubblica.
Ha scritto un libro su Antonio Di Pietro, “Un uomo scomodo” edito da Larus nell’ottobre del 1986.
Piero Colaprico
È nato a Putignano (Bari), l’8 dicembre 1957; ha studiato al collegio navale Francesco Morosini di Venezia e si è laureato in giurisprudenza all’università di Milano. Dopo anni di gavetta, nel 1985 è stato assunto a La Repubblica, di cui è inviato speciale dal 1989, anno in cui ha pubblicato il primo saggio, Duomo connection. Da un altro suo saggio, Manager calibro 9 – titolo che riecheggia l’omaggio a Giorgio Scerbanenco e che ripercorre vent’anni di crimini a Milano e in Lombardia, anche grazie al racconto di un gangster come Saverio Morabito – è stato tratto un film nel 2020.
Autore di romanzi e racconti gialli (Sequestro alla milanese, 1992; Kriminalbar, 1999), insieme a Pietro Valpreda ha dato origine alla serie del maresciallo Binda. Come giornalista ha spesso seguito argomenti legati al crimine, alla politica e al lato oscuro della vita sociale, coniando i termini “Tangentopoli” e, prima ancora, “Duomo connection”.
Nel dicembre del 2021 ha terminato il suo impegno lavorativo come caporedattore di Milano per La Repubblica; il 9 febbraio 2022 il giornalista e scrittore Piero Colaprico è stato scelto come nuovo direttore artistico del teatro Gerolamo di Milano, noto come ‘La piccola Scala’, riaperto nel 2017 dopo 34 anni di chiusura.
Qui trovate il podcast della trasmissione: Mani Pulite 30 anni dopo (con Maurizio Losa e Piero Colaprico)