Iniziamo col chiarire che la cosiddetta deterrenza nucleare o dissuasione atomica non dà alcuna certezza che un conflitto a bassa intensità (quando mai una guerra non è un evento atroce e spietato?) non possa sfociare in una guerra totale estremamente distruttiva, capace di riportare l’umanità residua indietro nel tempo di secoli se non addirittura millenni.
C’è sempre una delle parti belligeranti che crede di essere meglio armata o che pensa di disporre di una tecnologia militare migliore, di un numero maggiore di testate atomiche, di missili balistici più veloci o di un sistema antimissile più efficace e si sente in qualche modo più forte e avvantaggiata a livello tecnologico o per qualche altra ragione.
La dissuasione atomica si basa sulla possibilità di poter sferrare un attacco missilistico o di altro genere oppure di poter effettuare un contrattacco di rappresaglia che il nemico non riuscirebbe ad annullare ed in entrambi i casi il risultato finale porterebbe alla parziale, o più probabilmente, alla completa distruzione della vita sul pianeta e all’impossibilità di ripristinare una normale esistenza umana o animale, a seguito anche del cosiddetto inverno nucleare. Si ritiene che l’inverno nucleare possa essere un periodo di tempo prolungato, forse anche di alcuni decenni, che seguirebbe le esplosioni nucleari e la ricaduta di materiale radioattivo nell’atmosfera terrestre e poi sulla sua superficie, a seguito di tempeste di fuoco e polveri letali. La temperatura sul pianeta si raffredderebbe a seguito dell’impossibilità per la luce solare di penetrare i diversi strati dell’atmosfera, per cui il nostro pianeta diventerebbe un luogo invivibile anche per chi avesse avuto la sventura di sopravvivere ad una guerra atomica.
Forse sarebbe più corretto parlare di scommessa atomica, anzi che di dissuasione atomica, anche perché non è detto che una nazione non possa pensare ad una soluzione di distruzione totale qualora ritenesse che la sua popolazione e la sua cultura rischiassero di essere eliminate definitivamente da un nemico, o da una coalizione di nemici, che possono contare su armamenti convenzionali schiaccianti che potrebbero mettere in atto un progressivo genocidio.
Come tutti ben sappiamo, il mondo sta vivendo in una situazione molto delicata, le guerre esplodono un po’ ovunque e il livello di conflittualità è molto elevato anche tra i paesi che storicamente hanno avuto tradizioni di pacifismo o quanto meno di neutralità e non belligeranza.
C’è molto materiale su cui riflettere, ma se si pensa soltanto alla situazione in cui si trova il nostro paese capiamo che le cose non stanno andando per niente nel modo in cui ci vengono raccontate. Come fa l’Italia a non essere in guerra contra la Russia se di fatto noi italiani siamo i mandanti, insieme alla Nato e agli americani, di una carneficina senza fine di uomini a cui tendiamo a prolungare progressivamente e in modo indeterminato l’agonia?
Armare un popolo contro un altro e dirgli: “ammazza il tuo nemico” è di fatto un’azione di guerra per interposta persona e di ciò noi saremo per sempre responsabili, fintanto che un giorno non molto lontano ci accorgeremo delle conseguenze che queste azioni hanno avuto.
La guerra, ma prima ancora la violenza, vanno sempre ripudiate, poiché odio porta odio, morte porta morte e distruzione porta distruzione, in una continua rincorsa a cercare di danneggiare sempre più il nemico, alzando continuamente la posta del dolore e degli orrori che conducono l’umanità a perdere quella scintilla divina che ci dovrebbe distinguere dalle belve e dagli esseri pieni di rabbia e aggressività perennemente affamati di vendetta, sangue, potere e devastazione.
Alcuni uomini politici alla vigilia delle elezioni europee provano a parlare di Pace e di come evitare di intensificare le azioni di guerra attualmente in corso; ma come si fa a tenere sotto controllo il demonio che spinge gli uomini ad odiarsi senza ragione e a uccidersi per paura di essere uccisi o anche soltanto per il timore di vedersi privare delle proprie ricchezze e del benessere acquisito fino ad ora, grazie a 80 anni di tranquillità, se non proprio di pace?
Ovviamente, non possiamo credere alle promesse pre-elettorali, anche perché per esperienza sappiamo bene che coloro che oggi ti dicono di andare a votare per evitare che altri decidano per te, una volta eletti saranno loro a prendere il sopravvento su chi li ha delegati e a nulla servirà ricordargli che gli accordi tra elettori e candidati non erano certo quelli di far lanciare missili su Mosca o su altre città lontane da noi. Non saremo noi a decidere anche quando i nostri politici siederanno al Parlamento di Strasburgo: saranno loro a fare ciò che gli viene intimato da Washington e dalla Nato, indipendentemente dalla nostra ingenua e pacifica volontà.
Prepariamoci alla guerra e alla sofferenza perché i politici apparentemente riluttanti di fronte al da farsi in un periodo pre-elettorale, una volta avuto il consenso popolare si rimangeranno tutti i loro impegni, giuramenti compresi, davanti alla Costituzione o alla Bibbia, non cambieranno il loro volto ipocrita e truffaldino. Approveranno senza remora ogni mozione che preveda che i nostri denari vengano spesi per produrre nuovi carri armati, missili e bombe, per mandare al macero sul campo di battaglia, gli armamenti obsoleti meno efficienti, magari accompagnando tanta carne da cannone, come già ci è capitato di vedere in questi più di due anni di guerra tra Russia, Ucraina e un mondo occidentale capitanato da Stoltemberg, il folle macellaio norvegese di sangue tedesco.
Purtroppo, il denaro e il potere giustificano sempre tutto, fino a mettere a rischio le nostre vite e ancor più quelle dei nostri figli in età da poter indossare una divisa o da prendere in mano un fucile. Come può l’Europa, un continente in pieno crepuscolo demografico, anche soltanto pensare di poter costituire un suo esercito da spedire oltre i confini della Nato? È evidente che, Macron escluso, i nostri governati pensano di risolvere le azioni di guerra grazie alla tecnologia, ai droni, ai missili, alle bombe dotate d’intelligenza (ovviamente artificiale) perché i giovani europei in grado di scendere sul campo di battaglia sono un’esigua percentuale. Mandarli in guerra significherebbe annientare la generazione in grado di riprodursi e garantire un minimo di futuro a paesi ormai sorpassati da nazioni emergenti a tutti i livelli: economico, industriale, produttivo, commerciale, oltre che demografico. La guerra per noi italiani è inaccettabile e insensata; è una parola che andrebbe perfino vietata di essere pronunciata, invece leader politici come Meloni, Calenda, Renzi, un certo Monti e tanti altri, si riempiono la bocca di proclami guerreschi che farebbero impallidire di vergogna persino Mussolini.
Chiariamo una volta per tutte che siamo già in guerra, ma che invece di approfittare dell’insensate intenzioni di Francia, UK, Germania, Polonia, Olanda e Belgio che plaudono a scenari atomici, per prendere la palla al balzo e uscire da questa cricca di sanguinari dementi, tergiversiamo solo per dare la possibilità ai nostri politici d’insediarsi per bene su scranni che resteranno sotto il loro deretano fino alla fine della guerra, come Zelensky e Stoltenberg ci stanno insegnando. Sembra che l’Occidente non sia più in grado di ragionare e non sappia trovare degni rappresentanti che capiscano cosa significhi inasprire i termini d’ingaggio contro un nemico che nulla ha condotto nei nostri confronti. Perché mai dovremmo sparare su un russo? Perché continuare a fomentare il popolo ucraino fino a farlo sterminare e a vederlo cancellare tutta la sua gioventù e morire i suoi anziani?
Le guerre si possono perdere, i territori si possono cedere o concedere, ma assistere allo sterminio di tutta una generazione, in attesa che spariscano anche i più anziani, per assecondare la volontà di un condottiero spregiudicato e cocainomane è qualcosa di imperdonabile e ingiustificato; sarebbe stato meglio convincere Zelesky ad alzare bandiera bianca anzi che portare allo sterminio la sua gente. Quale sarà il futuro dell’Ucraina se non depone immediatamente le armi? Quanti anni serviranno per uscire da una crisi senza fine che le finanze dell’Europa non possono minimamente tamponare?
Poiché so che non bastano i proclami di chi si dice pacifista solo per raccattare qualche voto in più, non voterò. Non mi renderò complice di chi ha deciso di proseguire una guerra che porterà soltanto morte, distruzione e povertà. Nessun politico è sincero, poiché nessuno può decidere di uscire dalla guerra fintanto che la NATO ci spinge a farla.
Solo uscendo dalla Nato si potrebbe parlare di pace, ma non ho ancora sentito alcun politico proporre seriamente un tale programma elettorale.
Tony Graffio per Radio Atlanta Milano