Angelo Tondini ci tiene subito a farti sapere che è un fotografo poco conosciuto e che non ha raggiunto quel successo che altri autori hanno ottenuto magari in modo anche un po’ furbesco o spregiudicato (e qui mi vengono in mente vari nomi… uno su tutti: Oliviero Toscani), eppure Tondini è uno dei più grandi fotografi italiani ed ha un archivio di oltre un milione di scatti che proprio in questi giorni sta per essere gettato in discarica. Sono quasi tutte diapositive.
Sono stato nel suo studio di via Bramante a Milano e mi sono fatto raccontare la sua storia per capire se poteva essere di interesse generale per ospitarlo un mercoledì di questo mese, in trasmissione da noi a Radio Atlanta Milano, e celebrare così i suoi 80 anni di vita e circa 60 di attività.
Non è mai bello mettere delle etichette a qualcuno o definire una persona con la professione o l’attività che svolge e non è neppure facile farlo, specie se la persona in questione ha svariati interessi, molte doti e innumerevoli qualità.
Di Angelo Tondini mi ha colpito, oltre il fatto che è un perenne outsider (non ho capito bene se per scelta etica, per timidezza o per aver fatto la scelta sbagliata nel momento peggiore), la sua schiettezza, la sua signorilità, i suoi modi composti e pacati, la sua sincerità, la sua professionalità e in parte anche quell’amarezza con cui mi ha fatto capire come nonostante abbia lavorato molto intensamente per tutta la vita, adesso si trova in una situazione non semplice e con dispiacere si appresta a distruggere l’archivio di quasi tutto ciò che è passato davanti ai suoi occhi, poiché le offerte che ha ricevuto per acquisire le sue immagini non si sono dimostrate congrue e nemmeno sufficientemente serie per poter essere prese in considerazione.
Angelo Tondini ha due lauree: una in lettere moderne e l’altra in scienze politiche; ha iniziato il praticantato come giornalista molto giovane presso: “La Nazione” di Firenze, tra il 1961 e il 1966, si è poi trasferito a Milano per lavorare al Ceses sui problemi dell’America Latina e in quel periodo ha capito che ciò che gli interessava di più era vedere il mondo e che per realizzare questo sogno avrebbe avuto più possibilità di partire raccontando i suoi viaggi attraverso una macchina fotografica che con una penna o una macchina da scrivere, come si usava a quell’epoca. Così, non senza aver fatto i suoi colpi di testa e sentirsi appellare pazzo dal padre, ha preso in mano una fotocamera. Le spese per i viaggi le ha anticipate di tasca sua ed al ritorno è sempre riuscito a vendere le sue dispositive a qualche rivista di viaggi o specializzata in vari argomenti, come la cucina, l’architettura e il giornalismo.
La curiosità è la sua molla interiore ed è la molla che lo ha spinto ad affrontare tutti i generi fotografici, esclusa la moda, per poi concentrarsi sul reportage di viaggio.
Tondini si interessa anche di letteratura, cinema, arte, poesia e si è scelto vari maestri che gli hanno permesso di migliorare la sua visualizzazione fotografica e la composizione dell’inquadratura (potremmo definirlo anche un reporter riflessivo); tra questi ricordiamo: Piergiorgio Sclarandis, Mario De Biasi e soprattutto Art Kane, un genio della fotografia del Novecento. Come scrittori i suoi modelli sono Huxley, Arbasino, Manganelli, D.H. Lawrence, Stevenson, Parise, Paul Morand.
Ha scritto 14 libri; quello che consiglierei a tutti coloro che si interessano di reportage fotografico è: “Il Kamikaze cristiano”; storia che parla di un fotoreporter sessantenne che per riscattare la sua esistenza anonima e sbagliata si propone di raggiungere Kabul per organizzare l’attentato suicida che lo renderà famoso in tutto il mondo. Si tratta della risposta di un agnostico all’attacco delle Twin Towers e agli uomini-bomba che fanno tremare l’Occidente, una sorta di personale vendetta contro l’Islam poiché nell’attentato dell’11 settembre 2001 il kamikaze italiano ha perduto una sua ex innamorata. Il romanzo è un grande affresco della capitale afghana nel primo dopoguerra, subito dopo la cacciata dei Talebani nel 2001.
Tra i suoi vari progetti fotografici che poi sono sfociati in mostre, mi ha invece colpito la scelta di portare avanti negli anni, e nei centinaia di migliaia di chilometri percorsi nei moltissimi viaggi, un reportage di 8000 fotografie scattate agli innamorati. Tra questi scatti ci sono i momenti teneri delle coppie e quelli dei loro dialoghi che mettono in luce le diverse modalità di affrontare e mostrare i propri sentimenti nei vari continenti. Atteggiamenti più disinvolti in Occidente e più pudici in Oriente.
Tondini è un romantico non solo perché scrive di vecchi amori, gira il mondo da solo all’avventura e fotografa innamorati, ma anche per la sua scelta di scattare sempre con fotocamere meccaniche quasi esclusivamente con pellicola invertibile.
Non si è mai piegato all’avvento della fotografia digitale e ha sempre venduto le sue immagini stampate su carta, o duplicando una diapositiva, facendole trasportare al cliente tramite un fattorino che si muoveva su ruote, mai via web.
È anche un uomo generoso e risoluto, adesso che ha cessato la sua attività fotografica, invece di appendere al chiodo le sue 3 Nikon F2 dalla laccatura consumata, ha preferito regalarle i suoi strumenti di lavoro ad un amico (non sono io… a me ha consegnato però qualche stampa Cibachrome che conserverò con cura e una copia del Kamikaze cristiano che sto finendo di leggere).
Naturalmente, Tondini ama anche la musica e di solito ascolta Cesaria Evora; Paolo Conte e Beethoven.
Tony Graffio