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Gli indipendenti dominano i Grammis svedesi, ma non nelle categorie più importanti

Secondo il sondaggio di SIMBA basato sui programmi di rilascio ufficiali compilati dall’IFPI e dall’organizzazione dell’etichetta indipendente svedese SOM all’inizio di quest’anno, le aziende indipendenti svedesi rappresentano oggi quasi il 95% di tutte le uscite musicali svedesi. Non sorprende che gli indie dominino anche le nomination agli Swedish Grammis Awards di quest’anno, che saranno presentati giovedì 3 giugno. Le etichette indipendenti hanno quasi tre volte più nomination delle tre principali case discografiche Universal Music, Sony Music e Warner. Musica. In totale, gli indipendenti contano ben 66 nomination, contro le 24 delle major. Ma queste cifre non raccontano tutta la storia. Nelle tre categorie più importanti; Artista dell’anno, Canzone dell’anno e Album dell’anno, Universal Music, Sony Music e Warner Music dominano con dieci delle 15 nomination. E nel genere commercialmente più grande Pop of the Year, tutti gli atti nominati sono firmati da Sony Music, che è di gran lunga la casa discografica di maggior successo di quest’anno ai Grammi svedesi. Nelle seguenti categorie, gli indie hanno tutte e cinque le nomination di ogni categoria: Alternative Pop, Electro/Dance, Cantautori, Folk, Jazz, Best Children’s album e Music video. Gli indies svedesi hanno anche più successo delle major in categorie come Best New Artist, Soul / R’n’B e Hard Rock / Metal. Le compagnie indipendenti con il maggior numero di nomination sono Playground Music (5), Atenzia Records e Century Media (4), e MadeNiggaMusic, Studio Barnhus, e la compagnia dell’artista Ane Brun Balloon Ranger Recordings (3). Il Grammis di quest’anno si terrà al Södra Teatern di Stoccolma, giovedì 3 giugno. Ricordiamo che il Grammis è il premio musicale più antico e più importante della Svezia, assegnato in una ventina di categorie. Lo scopo del Grammis è quello di attirare l’attenzione e premiare gli artisti, i musicisti, i produttori e i creativi che hanno realizzato interessanti produzioni in vari settori della musica durante l’anno. Grammis è il simbolo della qualità  della vita musicale svedese. È stato organizzato fin dal 1969 da Ifpi Sweden, l’organizzazione di interesse dell’industria musicale di questo paese.

Due medaglie per Ivano Astesana e il suo Birrificio della Granda al Barcelona Beer Challange 2021

Arrivano due prestigiosi premi per il Birrificio della Granda che esce vincitore dal festival di Barcellona. La sesta edizione del concorso internazionale Barcelona Beer Challenge ha visto il Birrificio della Granda trionfare con due medaglie: un oro per GHOSST nella categoria Belgian Blond & Strong Ale e un argento per ÆRO nella categoria American Pale Ale. Le nuove birre di Granda stanno guadagnando sempre più riconoscimenti, dopo le due medaglie vinte a Brussels si consolida quindi la posizione di ÆRO che oltre ad essere una American Pale Ale pluripremiata è anche Gluten Free. La soddisfazione di aver ottenuto questi risultati ad un evento così importante si riflette nelle parole del mastro birraio Ivano Astesana: “Per noi è motivo di orgoglio e grande soddisfazione vedere riconosciuto il nostro lavoro e i nostri sforzi con premi come questi. Ci siamo impegnati molto e abbiamo cercato di affrontare il periodo difficile innovandoci e investendo nella continua ricerca. Siamo davvero felici di essere stati premiati considerando anche la quantità di birre presenti e il livello di questa manifestazione.” Barcelona Beer Challenge è infatti un evento rinomato a livello globale che ospita 50 giudici internazionali e più di 1200 campioni di birre da tutto il mondo. Ricordiamo che lo scorso 7 aprile, Ivano Astesana è stato nostro ospite a Birra & Rock & Roll, spunti per conversazioni evolute da bar e pre-concerto e che durante la trasmissione ha risposto alle domande di Tony Graffio per spiegare al pubblico di Radio Atlanta Milano come fare per riconoscere una birra artigianale di qualità da una birra industriale e a tante altre domande che interessano gli appassionati della fresca bevanda d’orzo fermentato.

Davide Munaretto è uno degli ultimi orologiai capaci di ricostruire pezzi antichi, restaurare orologi e pendole

Mi chiamo Davide Munaretto, sono di Milano, sono appassionato di orologeria e altre materie scientifiche. Ho effettuato studi di meccanica; oltre che di orologeria mi occupo anche di elettronica e di elettrotecnica. Ho un laboratorio di orologeria sito in Milano, in zona Bovisa, specializzato nella riparazione e nel restauro conservativo di orologi antichi e pendoleria, una tradizione che si rinnova da tre generazioni. L’orologeria è sempre stata una tradizione di famiglia iniziata nel primo dopoguerra da mio nonno che dopo essersi trasferito in Svizzera aprì un laboratorio di restauro. I miei genitori rimasero a Milano, dove io nacqui nel 1968. La mia infanzia è intrisa di grandi attrattive e l’orologeria meccanica, l’elettrotecnica e l’elettronica sono da sempre i miei giochi preferiti; ho seguito con grande interesse i lavori del nonno e crescendo decisi di studiare meccanica, ma spinto dai miei familiari, terminati gli studi, intrapresi un cammino aziendale come progettista meccanico, per diventare poi il direttore commerciale di una ditta attiva nel settore dell’illuminotecnica, carica che ho occupato per circa un ventennio. Gli studi mi hanno portato a comprendere in modo molto approfondito quello che avevo imparato da bambino e l’orologeria finì per diventare una materia di approfondimento e un hobby costante. Dopo la morte di mio nonno, il laboratorio e le attrezzature rimasero ferme finché un giorno, la crisi economica e la situazione congiunturale in cui da tempo si trova il Paese portò ad una riduzione del personale nell’azienda per la quale lavoravo. Questa fu la svolta decisiva per ridare forza e vigore al nome e al ricordo del mio caro nonno e cosi decisi di dare vita alla DM Orologeria, un laboratorio che potesse fondere in sé la tradizione e l’innovazione, scostandosi anche in modo irriverente dai canoni dell’orologeria classica sfruttando tecnologie nuove in modo massivo e inusuale. In pochi anni l’azienda penetra nel tessuto milanese stringendo importanti rapporti di collaborazione con i più noti nomi legati all’orologeria di alta gamma e si distingue per le capacità risolutive e progettuali e nel restauro conservativo dell’orologeria antica, settore quest’ultimo in via di estinzione nella tradizione italiana. In breve tempo sono arrivato a stringere un rapporto di […]

Melissa Gianferrari, una restauratrice che si dedica al recupero delle opere fotografiche e all’insegnamento

Si occupa di restauro, conservazione e valorizzazione delle opere d’arte su carta e fotografie. Mercoledì 26 maggio alle ore 18 parteciperà a: “Anno 2021: dove va la fotografia?”, l’inchiesta radiofonica sul mondo dell’immagine fissa ideata e condotta da Tony Graffio. Ecco una breve presentazione di Melissa Gianferrari. Restauratrice di opere su carta, lucidi e fotografie dal 2002, la sua formazione e il suo lavoro l’hanno portata a realizzare numerosi progetti di restauro in Italia e all’estero, collaborando con enti pubblici e privati. È docente presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna dal 2012 in Restauro dei materiali fotografici e ha insegnato presso l’Isia di Urbino dal 2011 al 2020. Ha acquisito il titolo di Restauratore dei Beni Culturali presso la Scuola dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, nel Settore “Restauro dei materiali cartacei e membranacei”. Si è specializzata nel restauro della fotografia, a Firenze, presso la Fratelli Alinari e a Parigi, presso la Bibliothèque Nationale de France. In seguito, si è laureata in “Tecnologie per la conservazione e il restauro dei beni culturali”, a Viterbo, presso l’Università della Tuscia. Ha iniziato la sua attività a Roma dove ha lavorato presso l’Istituto Nazionale per la Grafica e il Laboratorio Diagnostico per le matrici incise, approfondendo le procedure di restauro della carta ottocentesca e delle matrici e partecipando all’approntamento espositivo di numerose mostre dell’Istituto. Sempre a Roma, presso l’Istituto per il Catalogo e la Documentazione, ha svolto attività di catalogazione e restauro di fondi fotografici storici della Fototeca. Successivamente, fino al 2010, in qualità di responsabile del laboratorio di restauro di fotografie e materiali extra filmici presso la Cineteca di Bologna, ha svolto interventi sui fondi “Cinema” e “Bologna” dell’Archivio fotografico e si è occupata delle collezioni della Cineteca durante le esposizioni di originali. Ha restaurato opere su carta e fotografie di molti enti pubblici e privati come la Galleria Civica di Modena, i Musei Civici e la Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, l’Archivio di impresa “Same Deutz Fahr”, la Fondazione Cassa di Risparmio di Imola, la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, la Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia, l’Archivio di Impresa Max Mara di […]

Silvia Berselli, ospite a RAM della quarta parte di: “Anno 2021: dove va la fotografia?”

Per parlare di restauro, conservazioni dei beni fotografici e valutazione delle opere, avremo con noi in trasmissione un’esperta di fotografia d’arte e di perizie che  ha insegnato per un decennio Restauro della fotografia all’Accademia di Bella Arti di Brera ed è iscritta all’albo dei restauratori italiani. Silvia Berselli, laureata in Storia dell’Arte, si occupa da molti anni di valorizzazione della fotografia. La sua formazione è avvenuta presso l’International Museum of Photography di Rochester New York e l’Atelier de Restauration des Photographies del Comune di Parigi. Ha insegnato per un decennio Restauro della fotografia all’Accademia di Bella Arti di Brera a Milano e Storia e Tecnica della Fotografia all’Università di Udine. Per le Case d’Aste Bloomsbury, Minerva, Bolaffi e Il Ponte ha diretto i rispettivi dipartimenti di Fotografia. Silvia Berselli è perito per il settore fotografico di Axa Assicurazioni e Arte Generali. Ha collaborato con numerose istituzioni del Ministero dei Beni Culturali, la Biennale di Venezia, l’Istituto Centrale per il Restauro, la Calcografia Nazionale, l’Archivio Fotografico della Pinacoteca di Brera. Per conto del Centre National de l’Audiovisuel di Lussemburgo ha curato il recupero della mostra “The Family of Man” e della collezione Teutloff. In qualità di perito ha valutato la consistenza patrimoniale delle collezioni fotografiche di: Intesa Sanpaolo, Cassa di Risparmio di Modena, Fondazione Pirelli, Gianni Versace spa, ANSA. Silvia Berselli, insieme a Roberta Piantavigna e Melissa Gianferrari, sarà ospite di Tony Graffio a Radio Atlanta Milano per la 4a parte di “Anno 2021: dove va la fotografia?”, in onda in diretta mercoledì 26 maggio 2021 alle ore 18 dai nostri studi di Milano.  

L’Amazzonia deve vivere – Rassegna Internazionale di Arte Postale a Cura di Ruggero Maggi

Per ricordare i 40 anni dalla fondazione nel 1979 dell’Archivio AMAZON Archive of artistic works and projects about the Amazonic World, la rassegna internazionale di arte postale L’Amazzonia deve vivere a cura di Ruggero Maggi, verrà presentata al Museo Diotti di Casalmaggiore (CR) dal 5 giugno al 1° agosto e, dopo la chiusura estiva, dal 21 agosto al 26 settembre 2021. L’inaugurazione è prevista venerdì 4 giugno alle ore 18 con i saluti dell’Assessore alla Cultura di Casalmaggiore Marco Micolo e di Roberta Ronda e Valter Rosa, rispettivamente Direttore e Conservatore del Museo Diotti. Seguiranno gli interventi di Mauro Carrera, scrittore e critico d’arte e Ruggero Maggi artista e curatore della mostra. In occasione dell’inaugurazione che si terrà all’aperto, nel giardino del Museo, la visita alla mostra sarà possibile per gruppi, con regolamentazione degli accessi, dalle 17.30 alle 19.30. In esposizione più di 500 artisti internazionali provenienti da 40 nazioni: questa la risposta della comunità mailartistica – nonostante le effettive difficoltà di spedizione/ricezione via posta a causa della pandemia, che ha posticipato di un anno la realizzazione della mostra – all’invito lanciato nel 2019 ad intervenire, con ogni mezzo espressivo (dal disegno alla scultura, dal digitale al collage, attraverso la poesia visiva, il libro d’artista…) su foglie raccolte a terra. Ancora una volta l’Arte postale dimostra di non aver perso nulla della sua originaria vitalità creativa e sociale. L’Amazzonia, la più grande foresta pluviale del pianeta e ricca di biodiversità, rappresenta attualmente una ferita ecologica aperta e soprattutto l’emblema dell’incomparabile danno che l’Uomo sta causando alla Natura. Riscaldamento globale, desertificazione, distruzione delle foreste pluviali… tutti effetti dell’avidità e della criminale cecità umana. Con Pierre Restany, grande teorico dell’arte contemporanea e fondatore del movimento Nouveau Réalisme, già negli anni Settanta discutevamo di Estetica al servizio dell’Etica e di una particolare “percezione” dell’Arte, in grado di rimodulare il rapporto con la Natura. Entrambi eravamo stati colpiti da ciò che Pierre definiva lo “shock amazzonico”. Per lui fu determinante il viaggio in Brasile nell’estate del 1978 che lo indusse a scrivere il Manifesto del Rio Negro (pubblicato sulla rivista-laboratorio “Natura Integrale” fondata nel 1979 da Pierre Restany e Carmelo Strano) e per me fu l’addentrarmi, nell’estate del ’79, nella Selva peruviana dove concepii l’idea di organizzare Amazon, un archivio […]

Roberta Piantavigna, restauratrice e conservatrice, sarà nostra ospite per la quarta parte di: “Anno 2021: dove va la fotografia?”

Prosegue l’inchiesta radiofonica di Tony Graffio sul mondo della fotografia, in un anno in cui non sono mancate le difficoltà per le mostre e gli altri eventi culturali, nelle gallerie private e nei musei di tutto il mondo. In questa breve scheda biografica, Roberta Piantavigna si presenta al pubblico di Radio Atlanta Milano. Roberta Piantavigna  è Photography Conservator presso il San Francisco Museum of Modern Art (SFMOMA). Ha lavorato come restauratrice presso lo Studio Berselli di Milano contribuendo a numerosi progetti di conservazione e restauro di collezioni fotografiche di enti pubblici e privati, italiani e europei. Successivamente, grazie a importanti esperienze professionali e formative presso lo studio The Better Image di New York e l’Image Permanence Institute di Rochester (NY), nel 2015 è Andrew W. Mellon Fellow in Photography Conservation presso il Museum of Modern Art di New York. Dal 2017, lavora presso il Conservation Department dell’SFMOMA dove oltre a occuparsi della della collezione fotografica del museo, studia metodologie di documentazione e conservazione delle opere fotografiche contemporanee. L’appuntamento con la diretta: “Anno 2021 dove va la fotografia?” (4a Parte) è fissato per mercoledì 26 maggio 2021 alle ore 18 su: www.radioatlanta.it I podcast delle precedenti parti li trovate qui: https://www.radioatlanta.it/our-services/frammenti-di-spettacolo-e-cultura/

La copia di Norimberga del Giardino delle Delizie di Bosch al MASI di Lugano

Il MASI di Lugano ospita a Palazzo Reali, dal 23 maggio 2021, un’opera straordinaria: la copia d’epoca più significativa del capolavoro universalmente conosciuto di Hieronymus Bosch, Il Giardino delle delizie. La cosiddetta “Copia di Norimberga” presentata dal MASI, è considerata la più importante di tutte le copie storiche conservate fino a oggi. Il dipinto, che riproduce il pannello centrale del trittico, è stato esposto nelle più importanti mostre dedicate a Bosch, sia a quella del Prado di Madrid tenutasi nel 2000 che a quella allestita alla Gemädegalerie di Berlino nel 2016. Il Giardino delle delizie di Bosch (Museo del Prado, Madrid) è uno dei dipinti più famosi, ma anche più misteriosi della storia dell’arte europea. Malgrado l’enigmatico e complesso tema iconografico, la rappresentazione del paradiso e dell’inferno di Bosch ha affascinato per oltre 500 anni il pubblico e gli studiosi. Il trittico, realizzato attorno agli anni 1490-1500, è un olio su tavola di quercia. L’eccezionale significato dell’opera fu subito riconosciuto dai contemporanei. Ancora prima della morte di Bosch, furono infatti realizzate una serie di copie di pregio, in alcuni casi dipinte da pittori famosi come ad esempio il pittore di corte Michiel Coxcie o addirittura Lucas Cranach il Vecchio. Le copie di dipinti sono state considerate negli anni sempre più come importanti documenti storici e opere d’arte degne di essere esposte. In aggiunta al loro valore artistico, esse possono contribuire alla comprensione del significato e dell’importanza dell’opera originale nei rispettivi cotesti storici. Cio è ancor piú vero nel caso in cui la realizzazione della copia è cronologicamente prossima all’originale. Quella presentata a Palazzo Reali è stata variamente datata e situata in un arco temporale che va dal 1500 al 1550-1560 circa. Essa è quindi stata dipinta quando Hieronymus Bosch era ancora in vita o al più tardi poco più di 40 anni dopo la sua morte, avvenuta nel 1516. Le altre copie storiche rinvenute si concentrano soprattutto sulla composizione, raramente viene imitato lo stile e solo in casi eccezionali la tecnica pittorica. La copia esposta è particolarmente preziosa perché riprende ampiamente l’originale proprio nella tecnica e nello stile pittorico, nel modo di […]

I pionieri dell’olografia in Italia

La maggior parte delle persone pensa erroneamente che dopo le rivoluzionarie teorie formulate da Albert Einstein all’inizio del secolo scorso, non siano poi avvenute altre scoperte sensazionali e che la fisica newtoniana sia sempre la più affidabile per descrivere ciò che ci circonda; invece la ricerca scientifica non si ferma e ci viene in aiuto per proporci una nuova e più corretta visione della realtà. Nel 1947, lo scienziato ungherese Dénes Gabor teorizzò l’avvento di un nuovo metodo per incrementare la risoluzione dei microscopi elettronici, cosa che puntualmente si verificò con l’introduzione della luce coerente del laser, nel 1960, e subito dopo l’olografia poté finalmente nascere ed essere praticata. Olografia è una parola composta dai termini greci όλος che significa tutto, intero o totale e da γραφή che significa scrittura. Con olografia si intende parlare di un metodo di scrittura che contiene tutto ed in effetti una lastra olografica di vetro potrebbe essere spezzata in più parti ed ogni singola parte, come uno specchio, continua a contenere tutte le informazioni contenute dall’intero, dalla prospettiva della posizione originale: questa è la magia di questa nuova forma di riproduzione della realtà che più che riprodurre, ricrea l’immagine dell’oggetto ripreso. Non è facile spiegare a parole qualcosa che non è riproducibile (una fotografia di un’ologramma infatti non rende l’idea di cosa è un ologramma) e visibile con nessun altro mezzo se non con la visione dal vero, in prima persona di qualcosa che c’è ma non c’è e spesso è osservabile solo sotto particolari condizioni di luce e angolazioni. Certo è che la visione di un ologramma è qualcosa di sconvolgente perché propone un oggetto reale che esce (aggetta) perfino dai confini della lastra che lo contiene per occupare lo spazio che intercorre tra noi ed il supporto che ospita la registrazione dell’immagine olografica. L’olografia va anche al di là del mondo dell’immagine e della riproduzione della realtà, a livello filosofico e cosmologico abbiamo assistito alla stesura del paradigma dell’universo olografico, ovvero di una delle più accreditate teorie, sia sul piano esoterico che scientifico, per spiegare la struttura dell’Universo; secondo questo modello ogni singola porzione […]

1961-2021: 60 anni di Merda d’Artista

Dal 14 al 30 maggio, dalle ore 10.30 – 21.00 presso la Casa degli Artisti di Milano è visibile la scatoletta n.63 della famosa opera di Piero Manzoni che tanto ha fatto discutere e che ancora sa esprimere curiosità ed attenzione nel pubblico. Chi volesse conoscere meglio questa interessante storia, può consultare il vecchio blog di Tony Graffio in questa pagina di Frammenti di Cultura: http://graffitiamilano.blogspot.com/2015/11/il-mistero-della-merda-scomparsa-e-di.html Casa degli Artisti e Fondazione Piero Manzoni hanno pensato uno special project per celebrare i 60 anni dalla creazione di Merda d’artista, iconica opera di Piero Manzoni. È nel maggio 1961 che Piero Manzoni (1933-1963) realizza le 90 celebri scatolette con il titolo stampato in quattro lingue: Merda d’artista, Künstlerscheisse, Merde d’artiste, Artist’s shit. Il prezzo viene fissato all’equivalente del peso (30 grammi) in oro. Sessant’anni dopo quest’opera è ancora oggetto di scandalo, curiosità e adorazione. È certamente il lavoro più conosciuto di Piero Manzoni. Citata in libri e film, canzoni e video musicali, quest’opera è stata oggetto di omaggi nei più diversi materiali e misure da parte di altri artisti. Tuttavia, forse è un’opera che ancora non è stata completamente capita. Tra le iniziative che la Fondazione Piero Manzoni ha promosso per questo anniversario, rientra la collaborazione con Taplab wall covering – azienda toscana, con un forte interesse verso l’arte – per creare una serie di wall covering ad hoc in un progetto dal titolo “8PER / Omaggio a Merda d’artista di Piero Manzoni”. Per l’occasione sono state disegnate e prodotte otto wall covering molto diverse tra loro che condividono con la scatoletta lo spirito ironico e leggero che ritroviamo in quelle cose che riescono ad esprimere idee profonde con creatività. L’allestimento, che vedrà eccezionalmente esposta la scatoletta originale n°63, è dall’Arch. Valer Palmieri – Nexhibit Design, che già nel 2014 si era occupato della grande mostra di Piero Manzoni a Palazzo Reale (curata da Flaminio Gualdoni e Rosalia Pasqualino di Marineo). Nell’occasione, la Fondazione Manzoni dona a Casa degli Artisti 180 gadget della Merda d’artista realizzati nel 2013 che saranno a disposizione del pubblico come reward a seguito di una donazione alla Casa. Mercoledì 26 maggio verrà presentato con un appuntamento in presenza il nuovo libro edito […]