La maggior parte delle persone pensa erroneamente che dopo le rivoluzionarie teorie formulate da Albert Einstein all’inizio del secolo scorso, non siano poi avvenute altre scoperte sensazionali e che la fisica newtoniana sia sempre la più affidabile per descrivere ciò che ci circonda; invece la ricerca scientifica non si ferma e ci viene in aiuto per proporci una nuova e più corretta visione della realtà.
Nel 1947, lo scienziato ungherese Dénes Gabor teorizzò l’avvento di un nuovo metodo per incrementare la risoluzione dei microscopi elettronici, cosa che puntualmente si verificò con l’introduzione della luce coerente del laser, nel 1960, e subito dopo l’olografia poté finalmente nascere ed essere praticata.
Olografia è una parola composta dai termini greci όλος che significa tutto, intero o totale e da γραφή che significa scrittura. Con olografia si intende parlare di un metodo di scrittura che contiene tutto ed in effetti una lastra olografica di vetro potrebbe essere spezzata in più parti ed ogni singola parte, come uno specchio, continua a contenere tutte le informazioni contenute dall’intero, dalla prospettiva della posizione originale: questa è la magia di questa nuova forma di riproduzione della realtà che più che riprodurre, ricrea l’immagine dell’oggetto ripreso.
Non è facile spiegare a parole qualcosa che non è riproducibile (una fotografia di un’ologramma infatti non rende l’idea di cosa è un ologramma) e visibile con nessun altro mezzo se non con la visione dal vero, in prima persona di qualcosa che c’è ma non c’è e spesso è osservabile solo sotto particolari condizioni di luce e angolazioni. Certo è che la visione di un ologramma è qualcosa di sconvolgente perché propone un oggetto reale che esce (aggetta) perfino dai confini della lastra che lo contiene per occupare lo spazio che intercorre tra noi ed il supporto che ospita la registrazione dell’immagine olografica. L’olografia va anche al di là del mondo dell’immagine e della riproduzione della realtà, a livello filosofico e cosmologico abbiamo assistito alla stesura del paradigma dell’universo olografico, ovvero di una delle più accreditate teorie, sia sul piano esoterico che scientifico, per spiegare la struttura dell’Universo; secondo questo modello ogni singola porzione della realtà contiene le informazioni della totalità della realtà stessa; in ogni singola parte c’è il tutto. Il modello olografico è stato proposto anche per spiegare il funzionamento del cervello dal neurochirurgo austriaco Karl Pribram, secondo il quale le informazioni – in particolare quelle mnemoniche – non sono immagazzinate in modo selettivo nella corteccia cerebrale ma sono presenti in modo ubiquitario, o per meglio dire, olografico. Questa è la Teoria Olonomica.
Dobbiamo sempre tenere a mente un paio di punti importanti: ogni parte contiene l’intero, ciò significa , come abbiamo già detto, che spezzando in piccole parti la lastra olografica e proiettando su ciascun frammento la luce di un laser vediamo che ogni frammento, anche il più piccolo, ricrea l’immagine intera dal punto prospettico del frammento, anche se più piccola e con una definizione minore.
Il secondo punto è che ogni lastra può contenere più immagini. La stessa lastra può contenere moltissime immagini senza che vi sia tra loro interferenza, è sufficiente cambiare l’angolo di incidenza della luce del laser ed utilizzare un diverso angolo di incidenza per generare l’immagine desiderata. Nessun altro mezzo riesce a fare qualcosa del genere.
Mercoledì 19 maggio 2021, dalle ore 16,45 alle 18, abbiamo trasmesso da Radio Atlanta Milano, una breve storia dell’olografia italiana, insieme a Daniele Fargion, Fabrizio Modugno, Mauro Melotti, Eva Aprile, Stefania Di Santo e abbiamo a italiana citato altri pionieri che in Italia si sono occupati di questa scienza sorprendente tanto amata dai creativi e gli artisti di tutto il mondo. Per risentirci eccoVi il link del podcast:
https://www.radioatlanta.it/i-pionieri-dellolografia-italiana/
Buon ascolto da Tony Graffio