L’ARTE IN VETRINA Jean Bedez.
2021 30 novembre – 31 dicembre 2021 Milano, BUILDINGBOX building-gallery.com
BUILDINGBOX presenta fino al 31 dicembre 2021 un’installazione di opere dell’artista francese Jean Bedez (Colmar, 1976), dodicesimo artista de La forma dell’oro, progetto espositivo annuale a cura di Melania Rossi, che indaga l’utilizzo dell’oro nella ricerca artistica contemporanea attraverso le opere di dodici artisti invitati a misurarsi con il tema prescelto.
Le installazioni sono visibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7 dalla vetrina di via Monte di Pietà 23 a Milano. In mostra, tre sculture appositamente realizzate dall’artista e due grandi disegni, uno realizzato completamente a grafite e l’altro con pigmenti naturali.
Jean Bedez (Colmar, 1976), vive e lavora a Parigi e Marsiglia, Francia. Dopo aver studiato all’École Nationale Supérieure d’Art di Nancy, Jean Bedez viene ammesso all’École Nationale Supérieure des Beaux-Arts di Parigi, dove si laurea nel 2001. Formatosi parallelamente in disegno e scultura, prosegue presso lo studio di Chen Zhen, di cui Jean Bedez diventerà assistente. I temi trattati nell’opera di Jean Bedez sono legati alla storia della rappresentazione del potere politico e religioso. I suoi disegni e le sue sculture esprimono l’impegno dell’artista nel decostruire e rivelare i codici e le convezioni sottese alla costruzione delle immagini e nel proporre rappresentazioni del mondo contemporaneo che assumano la funzione di allegorie moderne. È attraverso una serie di sculture ispirate alle culture dominanti del gioco, dello spettacolo e del potere, ponendo in evidenza il ruolo del cittadino, che Jean Bedez esplora i rapporti di dominio delle nostre società. Parallelamente, facendo eco a questi lavori scultorei, l’artista produce una serie di disegni attraverso i quali sviluppa ulteriormente questi temi. Nella realizzazione di opere che siano espressione del proprio tempo, Jean Bedez si confronta con le tecniche e le conoscenze più antiche dell’arte del disegno. A partire dal 2011, per tre anni l’artista lavora alla serie Quatre Cavaliers de l’Apocalypse de Saint-Jean, ritraducendo la rappresentazione delle piaghe descritte nella Bibbia, in cui paesaggi naturali e architetture in rovina si fondono. La serie è stata presentata per la prima volta alla galleria Suzanne Tarasiève in occasione della mostra monografica L’Art du Combat, il cui titolo fa riferimento al libro del maestro sovietico David Bronstein, L’Art du Combat aux Échecs. Jean Bedez si è formato fin da piccolo nell’arte degli scacchi; la dimensione stategica e combinatoria di questo gioco ha un’influenza determinante e duratura sulla sua poetica artistica, costituendone un riferimento costante. L’artista approfondisce la sua esplorazione della tematica del combattimento.
Rovine 27 giugno 2021 – 9 gennaio 2022 MASI Lugano | LAC masilugano.ch Nicolas Party Fino al 9 gennaio 2022 il Museo d’arte della Svizzera italiana presenta “Rovine”, la prima grande mostra monografica di Nicolas Party (Losanna, 1980) allestita in un museo europeo. Con questo progetto immersivo l’artista ha dato vita a un universo straniante, contraddistinto da audaci contrasti cromatici, avvolgenti forme architettoniche e inaspettate decorazioni trompe l’œil, all’interno del quale sono messe in scena le sue magnetiche opere: ampi dipinti murali site-specific, intriganti sculture policrome e luminosi dipinti a pastello.
Nato a Losanna nel 1980, Nicolas Party vive e lavora a New York. Il suo singolare percorso di formazione artistica prende avvio nella prima adolescenza quando si appassiona alla realizzazione di graffiti, esperienza che porterà avanti per oltre un decennio. In seguito orienta il proprio interesse verso l’animazione 3D e completa la sua formazione conseguendo il Master of Fine Arts alla Glasgow School of Art. Nell’arco degli ultimi dieci anni Party ha conquistato il consenso di critica e pubblico e le sue opere sono state presentate in importanti istituzioni, tra cui il Musée Magritte (Bruxelles, 2018), l’Hirshhorn Museum and Sculpture Garden (Washington DC, 2017), il Dallas Museum of Art (2016), il Centre Culturel Suisse (Parigi, 2015) e lo Swiss Institute (New York, 2012).
IL FONDO “MILVA BIOLCATI – MAURIZIO CORGNATI” 24 ottobre 2021 – 13 marzo 2022
Gradisca d’Isonzo (GO), Galleria Regionale d’Arte contemporanea Luigi Spazzapan.
Cinque nuove opere di Luigi Spazzapan arricchiscono le collezioni già presenti alla Galleria Regionale d’Arte contemporanea dedicata al grande artista di Gradisca d’Isonzo. Dipinti che fanno parte del fondo “Milva Biolcati – Maurizio Corgnati”, donati da Martina Corgnati, storica dell’arte e figlia della grande cantante e attrice teatrale di Goro e del noto regista, documentarista e scrittore di Torino. Si tratta di Pesci sul tavolo (1932), La camicia bianca (1935 c.), Deposizione (con angelo) (1945), Cosma e Damiano benedicenti (1951), Santone (evangelista) (1955-56), opere che rappresentano in modo significativo gran parte del percorso artistico e di ricerca di Luigi Spazzapan, il quale, dopo il periodo di attività svolta nell’Isontino dal 1928, si trasferì a Torino rimanendovi per tutta la vita. Le cinque opere del fondo “Milva Biolcati/Maurizio Corgnati” sono esposte al secondo piano della Galleria Spazzapan, assieme a una selezione di sue opere appartenenti alle collezioni Giletti e Citelli, in un allestimento che ripercorrerà l’intero iter artistico di Spazzapan.
Luigi Spazzapan (Gradisca d’Isonzo, 1889 – Torino, 1958) a tredici anni, si trasferisce con la famiglia a Gorizia, dove frequenta la Scuola Reale Austriaca. Portato per il disegno e la pittura, tenta per due volte di entrare all’Accademia di Vienna senza riuscirci, per cui inizia a studiare da autodidatta e poi nello studio del pittore espressionista sloveno Fran Tratnik (1881-1957). Durante la guerra, arruolatosi nell’esercito austriaco, viene mandato sul fronte russo e poi su quello italiano, per poi rientrare a Gorizia negli anni Venti, dove insegna geometria in una scuola media.
Nel 1923, abbandona definitivamente l’insegnamento per dedicarsi esclusivamente alla pittura, subendo di certo l’influenza della Secessione viennese e dell’avanguardia più in generale. Infatti, attraverso la conoscenza del poeta Sofronio Pocarini, si inserisce nel Gruppo Futurista Giuliano, con cui partecipa all’Esposizione d’Arte delle Tre Venezie a Padova nel 1926. In questa fase, attraverso un segno dinamico ed incisivo ed un andamento geometrico e dal cromatismo acceso, Luigi Spazzapan si identifica in un cubo futurismo feroce e violento, in cui si nota il tratto istintivo di un disegnatore esperto ed impeccabile. Unendo lo spiritualismo kandinskijano ad interpretazioni di matrice picassiana e al Futurismo di origini italiane, il pittore mette in campo una pittura personale di respiro internazionale, che piano piano lo conduce anche a prove nettamente più orientate verso l’Espressionismo tedesco.
Se il periodo dell’avanguardia goriziana rappresenta per Luigi Spazzapan un forte momento di sperimentazione cubo futurista, lo porta anche ad elaborazioni grafiche e formali destinate all’arte applicata, come la decorazione di stoffe, esposte poi alla Mostra d’Arte Decorativa di Parigi del 1925. Esaurita la fase avanguardistica a Gorizia, l’artista si trasferisce a Torino, dove viene chiamato a decorare il Padiglione della Chimica all’Esposizione Internazionale. Nel corso degli anni Venti, abbandonato definitivamente il Futurismo, il pittore mostra la piena efficacia del suo disegno e del suo colorire, secondo molti derivati direttamente dallo studio di Tiepolo, come si nota dalla profonda delicatezza e chiarezza delle opere torinesi dei primi anni Trenta. Proprio in questo contesto stilistico, denotato da composizioni diafane e leggere, si avvicina ai Sei di Torino, ampliando la sua tendenza Espressionista e lodato da Edoardo Persico, che lo fa esporre alla Galleria del Milione. Notato anche da Cipriano Efisio Oppo (1891-1962), Luigi Spazzapan tiene una personale alla Quadriennale di Roma del 1935, dove ritorna anche nel 1939. Negli stessi anni, lavora come illustratore per la “Gazzetta del Popolo”, dove mostra un disegno dinamico e un colore sciolto, a metà tra quello della tradizione veneta e l’Espressionismo matissiano. Gli ultimi anni Durante la Seconda guerra mondiale, il suo studio torinese viene bombardato, causando la perdita di gran parte delle sue tele ed opere grafiche. Si rimette così alacremente a lavoro, dando inizio alla seconda fase della sua produzione. Una linea arabescata o geometrica sempre più presente e libera definisce figure ed oggetti, immersi in ambienti indefiniti e fiabeschi. Un cromatismo decisamente acceso e violento caratterizza le sue ultime opere a cui lavora intensamente fino alla fine. Muore a Torino nel 1958, a sessantanove anni.
TRA MINIMALISMO E COSTRUTTIVISMO Imi Knoebel.
Pittura Colore Spazio 7 ottobre 2021 – 15 gennaio 2022 Milano, Dep Art Gallery depart.it Dep Art Gallery, Milano presenta fino al 15 gennaio 2022 la mostra Pittura Colore Spazio dedicata a Imi Knoebel (Dessau, 1940), tra i più noti artisti devoti al minimalismo e al costruttivismo. Curata da Giorgio Verzotti, la rassegna presenta 27 opere realizzate dal pittore tedesco dalla fine degli anni Settanta a oggi – dalla composizione su carta Messerschnitt VI (1977) all’iconica Anima Mundi 106-3 (2019) su alluminio – delineando i diversi momenti della sua ricerca visiva. Noto a livello internazionale per un approccio minimalista al colore e alla geometria, Imi Knoebel conduce una ricerca strettamente focalizzata sulle qualità espressive della forma, della materia, della superficie e dello spazio.
Imi Knoebel (nato Klaus Wolf Knoebel) Dessau 1940. Vive e lavora a Düsseldorf. Le opere di Imi Knoebel si trovano in importanti collezioni pubbliche tra cui il Musée National d’Art Moderne, Parigi; Dia:Beacon e Dia Art Foundation, New York; Bonnefantenmuseum, Maastricht; MMK, Francoforte; Museu Coleção Berardo, Lisbona; The Broad, Los Angeles; MoMA, New York; MOCA, Los Angeles; Museo Reina Sofia, Madrid; Hamburger Bahnhof, Berlino; Norton Museum, West Palm Beach, e Sammlung Goetz, Monaco. Tra le mostre di maggior rilievo: Dia Beacon, New York (2021 e 2008); Museum Haus Konstrucktiv, Zurigo, Svizzera (2018); Skulpturenpark Waldfrieden, Wuppertal, Germania (2017); Musée Fernand Léger, Biot, Francia (2016); Kunstmuseum Wolfsburg, Germania (2014); Nel 2011, Knoebel ha creato sei vetrate per la cattedrale di Reims in Francia oltre ad aver esposto al Museum der bildenden Künste, Leipzig, Germania (2011); Deutsche Guggenheim, Berlin, Germania (2009); Hamburger Kunsthalle, Germania (2004); Kestner Gesellschaft, Hannover, Germania (2002) ; Institut Valencià d’Art Modern, Valencia, Spagna (1997); Kunstmuseum Luzern, Switzerland (1997); Haus der Kunst, Monaco, Germania (1996); Stedelijk Museum, Amsterdam, Olanda (1996 e 1972); Deichtorhallen, Amburgo, Germania (1992) Staatliche Kunsthalle Baden-Baden, Germania (1986); Imi Knoebel, Kunstmuseum Bonn, Germania (1983); Dia Art Foundation, Colonia, Germania (1981 e 1983); Städtische Kunsthalle Düsseldorf, Germania (1975); Imi Knoebel ha inoltre partecipato a rassegne internazionali come Documenta, Kassel (1972, 1977, 1982, 1987) e la 18° Bienal de Sao Paulo, in Brasile.