OISA 1937 torna sul mercato grazie a Locman, dopo 44 anni di assenza.
Ieri ho partecipata all’evento di presentazione della nuova serie di orologi Oisa 1937 di cui ci eravamo interessati in anteprima a Radio Atlanta Milano in una trasmissione del 24 marzo 2021: Orologi Vintage Investimento Calcolato o Anacronismo?
L’ ambientazione è stata delle migliori e non poteva essere altrimenti, visto che la festa per il ritorno del marchio OISA 1937 si è svolta alla grande proprio in corso Como al numero 10, nello spazio sottostante a quello che un tempo è stato il primo laboratorio dove venivano fabbricati, montati e controllati gli orologi milanesi. Col tempo questo marchio è diventato sempre più conosciuto e apprezzato dai collezionisti italiani e forse è proprio questo fatto che ha contribuito a rilanciare Oisa 1937 ed a permettere di trovare un’importante collaborazione tecnica-commerciale con Locman. Avere una maison italiana che costruisce orologi è sempre stato un vanto, ma adesso finalmente è anche una realtà grazie al sogno del nipote di Domenico Morezzi e a chi lo ha ascoltato; sarò ripetitivo, ma tra loro ci siamo anche noi di Radio Atlanta Milano, che evidentemente abbiamo portato fortuna al simpatico e creativo Carlo.
Non vogliamo dire che Carlo sia un ragazzo di altri tempi, ma effettivamente quando un uomo già in età da pensione ha un progetto, non sono in molti a dargli credito o a prenderlo sul serio, eppure nel caso del nostro sognatore tutto sembra essere andato per il verso giusto.
Oltre allo stile italiano e all’interessante tecnica che ricalca e migliora gli orologi degli anni ’40, la fantasia degli ideatori di questa nuova collezione ha rivoluzionato il mondo dell’orologeria. Oisa 1937 ha inserito anche un codice QR come NFT nel meccanismo che funge sia da garanzia di autenticità che da pagina che riporta gli interventi tecnici, le revisioni, i proprietari e tutta la storia di quel singolo pezzo, sì proprio quello che avete comprato Voi! Anche Bulgari, nello stesso tempo, ha intrapreso questa strada con il suo Octo Finissimo Ultra ed è forse uno dei pochi casi in cui l’orologeria svizzera si avventura affrontando una novità davvero sconvolgente.
Se l’orologeria svizzera è molto legata alla tradizione e alla maestria di artigiani che da generazioni si tramandano segreti, abilità manuali progettuali e tanto impegno e devozione verso un’attività che in pochi outsider osano mettere in discussione; l’ingegno italiano è più orientato all’innovazione, al design e ad unire il passato al presente prendendo in considerazione anche le nuove tecnologie digitali che vengono fuse e rese visibili insieme ad un meccanismo di indubbia bellezza.
Personalmente, avevo qualche dubbio sul design della cassa del Montecristo che prima di ieri avevo visto solo sul web, ma credo di essermi ravveduto dopo aver osservato dal vivo il gioiello in tiratura limitata a solo 37 pezzi. Il quadrante non è totalmente di mio gradimento, forse a perché il mio gusto predilige i numeri arabi e anche sulle lancette a barchetta avrei qualche riserva, forse è stata una scelta un po’ coraggiosa, in linea con tutta l’operazione che contraddistingue le scelte fatte per questi splendidi orologi.
Per quel che riguarda i prezzi non so che dire poiché sono abbondantemente fuori dalla mia portata, anche i modelli in versione “economica”, in acciaio, venduti a 4980 euro, figuriamoci la serie limitata per cui bisogna sborsare ben 19800 “dobloni d’oro”. Sono sicuro però che questi prezzi non ostacoleranno i compratori più facoltosi ad aprire i portafogli; in modo che ancor di più potranno distinguersi portando al polso un ulteriore status symbol del made in Italy. Ma Oisa 1937 è totalmente costruito in Italia? Per rispondere a questa e alle tante altre domande che solleticano gli appassionati, Davide Munaretto, Mirko Lazzarini ed io ci proponiamo di “interrogare” a fondo Fausto Berizzi, il Direttore Tecnico di Oisa 1937 in un nostra prossima puntata dell’appuntamento radiofonico del mercoledì sera che in modo un po’ irregolare, ma approfondito soddisfa tutte le curiosità di collezionisti, appassionati, orologiai e accaparratori di pezzi più o meno rari a carica manuale o automatica.
Alla serata, oltre a tanta bella gente che ha reso l’evento non poco mondano, hanno partecipato anche la mamma novantenne di Carlo ed altre due signore molto eleganti e distinte che hanno lavorato per Oisa fino al 1978.
Per chiudere un’ultima curiosità: Carlo ci ha detto che il montacarichi di ferro nel cortile di Corso Como 10 è guasto da circa 60 anni e che questo obbligava gli operai di suo nonno ed anche lui stesso a portare a mano al piano superiore l’ottone che veniva utilizzato per le lavorazioni degli orologi. E se qualcuno pensasse adesso di restaurarlo? Speriamo possa essere così e che anche questo antico strumento di lavoro possa rivivere in una nuova vita. L’idea ci piace e saremmo anche disposti a pagare un biglietto per poterci fare una breve ascensione. Perché? Perché noi amiamo appassionatamente tutto quello che fa parte della nostra storia e della nostra città. Tony Graffio